PAIDEIA CRISTIANA
Benvenuti sul mio blog. Sono un appassionato di Teologia e di Sacra Scrittura. Laureato in Scienze Religiose, attualmente svolgo la professione di insegnante di Religione Cattolica presso le scuole statali di ogni ordine e grado. Mi piace condividere le mie riflessioni allo scopo di divulgare il messaggio di Gesù Cristo in comunione con il magistero della Chiesa Cattolica.
venerdì 10 marzo 2023
Introduzione al pensiero di Joseph Ratzinger. Una paideia cristiana.
venerdì 6 gennaio 2023
"I falsi idoli ” A cura del prof. Giuseppe Lubrino
giovedì 5 gennaio 2023
“Deus Caritas est” – Riscopriamo il tesoro di papa Benedetto XVI.Un invito alla lettura a cura del prof. Giuseppe Lubrino
Joseph Ratzinger
pubblica il 25.12.2005 la prima enciclica del suo pontificato:" Deus
Caritas est". Tale documento, dall’elevato spessore teologico-filosofico prende
in considerazione il tema dell'amore. L'enciclica può essere suddivisa in due
grandi parti:
1) Nella prima sezione si chiarifica dal punto di vista terminologico e
culturale il concetto di amore. A partire dalla sapienza greca fino ad
approdare all'interno della sapienza biblica. In tale excursus si evidenzia che
l'amore umano si può esprimere attraverso tre dimensioni fondamentali: eros,
philia, agape. L'eros è l’amore passionale, erotico, talvolta, effimero e
passeggero; la philia è l’amore amicale; l’agape è l’amore disinteressato è la
forma di amore con il quale Dio si relaziona agli umani. Nella rivelazione giudeo-cristiana il Dio di
Gesù Cristo entra in relazione con l’umanità attraverso l’agape. Tale forma di
'amore', consiste nella capacità di amare senza alcuna condizione. L'amante è
disposto al sacrificio pur di non disattendere il suo amore per la persona
amata. Amare significa: prendersi cura dell'altro con affetto e coinvolgimento,
con premura e determinazione. Accogliere l'altro in maniera integrale con tutte
le sue fragilità e potenzialità, amarlo così come è non già come vorremmo che fosse;
2)
nella seconda sezione, invece, si riflette su come il comandamento dell'amore
che ci viene consegnato da Gesù nel vangelo può essere concretamente applicato
e vissuto nella vita della chiesa e all'interno della società.
Detto questo, è interessante rilevare come all'interno della enciclica appare
con estrema chiarezza il rapporto che coesiste tra filosofia greca e sapienza
biblica. Entrambe le culture si sono nel corso dei secoli
"incontrate" e, in qualche modo, 'influenzate' vicendevolmente e ciò
è stato per il cristianesimo un’enorme fonte di ricchezza.
Il papa auspica che l'uomo per realizzarsi pienamente deve ascendere - con
l'aiuto della grazia divina - le diverse dimensioni dell'amore, acquisire
l'agape e, a sua volta, farne poi dono agli altri che incontrerà sul suo cammino.
Apprendendo il modo con cui Dio ama l'essere umano all'interno della storia
della salvezza e all'interno della comunità ecclesiale, l'uomo odierno può
imparare e acquisire il modo di amare che gli è più intimo e autentico. A tal
proposito, è interessante quanto afferma la Gaudium et Spes al n.22:
“In realtà solamente
nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell'uomo. […].
Cristo, che è il nuovo Adamo, proprio rivelando il mistero del Padre e del suo
amore svela anche pienamente l'uomo a sé stesso e gli manifesta la sua
altissima vocazione. Nessuna meraviglia, quindi, che tutte le verità su esposte
in lui trovino la loro sorgente e tocchino il loro vertice”.
Così facendo l’essere umano potrà rendersi capace di
vivere una vita straordinaria. Dal momento che è nelle dinamiche dell’amore,
rileva Ratzinger, che la persona umana si realizza pienamente. È attraverso
l’amore che ogni persona affronta la propria vita, trova il modo e la forza per
attraversare il naufragio a cui spesso la disperazione e la solitudine conducono.
Come affermava il filosofo francese Maurice Blondel (1861-1949), l'amore è il
motore dell'esistenza è quella forza pulsante che ci sospinge ad andare oltre
noi stessi e ci trascende dandoci la facoltà di realizzare l’impossibile.
“Sì, amore è « estasi », ma estasi non nel senso
di un momento di ebbrezza, ma estasi come cammino, come esodo permanente
dall'io chiuso in se stesso verso la sua liberazione nel dono di sé, e proprio
così verso il ritrovamento di sé, anzi verso la scoperta di Dio: « Chi cercherà
di salvare la propria vita la perderà, chi invece la perde la salverà » (Lc17,
33), dice Gesù — una sua affermazione che si ritrova nei Vangeli in diverse
varianti (cfr Mt 10, 39; 16, 25; Mc 8,
35; Lc 9, 24; Gv 12, 25). Gesù con ciò
descrive il suo personale cammino, che attraverso la croce lo conduce alla
resurrezione: il cammino del chicco di grano che cade nella terra e muore e
così porta molto frutto. Partendo dal centro del suo sacrificio personale e
dell'amore che in esso giunge al suo compimento, egli con queste parole
descrive anche l'essenza dell'amore e dell'esistenza umana in genere”. (Benedetto XVI, Lettera Enciclica Deus Caritas Est,
Roma, 25 dicembre 2005, pp.16-18).
Alla scuola del maestro divino, dunque, si ha
l’opportunità di intraprendere un vero e proprio esodo di conversione. Tale
esodo significa spogliarsi dal proprio ‘io’ autosufficiente e scorgersi bisognosi
di cura e attenzione in quanto creature fragili. Noi siamo fatti di speranze,
di attese e di desideri, la nostra esistenza senza l’amore perde la bussola e si
smarrisce. La Parola di Dio ci aiuta a ritrovarci e a riconoscere la nostra
dimensione di ‘creature’ aprendoci alla relazione con il nostro Creatore. L'essere
umano è nella relazione con sé stesso, con gli altri e con Dio che si gioca
l'intera avventura della sua esistenza.
“La storia d'amore di Dio con Israele consiste, in
profondità, nel fatto che Egli dona la Torah, apre cioè gli occhi a
Israele sulla vera natura dell'uomo e gli indica la strada del vero umanesimo.
Tale storia consiste nel fatto che l'uomo, vivendo nella fedeltà all'unico Dio,
sperimenta se stesso come colui che è amato da Dio e scopre la gioia nella
verità, nella giustizia — la gioia in Dio che diventa la sua essenziale
felicità: «Chi altri avrò per me in cielo? Fuori di te nulla bramo sulla terra.
Il mio bene è stare vicino a Dio» (Sal 73 [72], 25. 28) (Benedetto XVI, Lettera Enciclica Deus Caritas Est,
Roma, 25 dicembre 2005, p.25).
Realizzare ciò, significa lasciarsi interpellare dal
Dio di Gesù Cristo e porsi alla sua sequela. Lasciarsi "educare"
dalla sua Parola che rischiara le tenebre del cuore e ci salva. Rispondendo
all'appello del vangelo il quale invita ciascuno di noi ad ‘ascoltare’ e
‘cambiare rotta’ possiamo intraprendere un vero e proprio itinerario di
conoscenza del nostro sé, della realtà, di Dio.
Attraverso questo viaggio possiamo imparare l'arte dell'amore vero
(agape) e riversarlo poi sul "prossimo" che Dio ci farà incontrare sulla
nostra strada chiunque egli sia. Come ci insegna abbondantemente il corpus di
scritti di San Giovanni Apostolo, l’amore a Dio non può mai prescindere
dall’amore che impariamo a coltivare per noi stessi e per gli altri. Così facendo,
potremo davvero gettare le basi dell’umanesimo cristiano per il quale anche il
compianto Ratzinger ha speso tutta quanta la sua ricerca intellettuale e la sua
vita.
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